I telegiornali italiani parlano in questi giorni soprattutto di Omicron e della squallida kermesse politica legata all’elezione del Presidente della Repubblica. Poco spazio per parlare di una guerra che potrebbe scoppiare da un momento all’altro alle porte di casa nostra.
L’Ucraina è molto vicina ed è confine dell’Unione Europea. È strategica per il passaggio dei gasdotti di fornitura del gas all’Europa. Anche se, in realtà, i rubinetti da est sono sempre meno attivi.
Dai principali media americani, apprendiamo che l’amministrazione Biden sta lavorando con i fornitori di gas e petrolio del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia per rafforzare le forniture all’Europa nelle prossime settimane, allo scopo di ammorbidire la minaccia che la Russia possa interrompere l’erogazione nei confronti dell’Europa, nell’escalation eventuale del conflitto sull’Ucraina.
Una minaccia di questo tipo nella stagione invernale è sicuramente un timing ben calcolato da Mosca, anche sotto il profilo della pressione psicologica nei confronti dei paesi europei.
L’anno scorso la Russia ha fornito all’Unione Europea circa 128 miliardi di metri cubi di gas e circa un terzo è passato attraverso i gasdotti che attraversano l’Ucraina.
Il Gasdotto Nord Stream 2, caldeggiato da Mosca, ha lo scopo di aumentare la dipendenza dell’Europa dal gas russo, instradando il flusso fuori del territorio ucraino.
Secondo un funzionario dell’amministrazione americana, che per protocollo non ha rivelato il suo nome al giornalista del New York Times che lo intervistava al telefono, l’ottenimento di fonti di carburante alternativo a quello russo è un fattore strategico per assicurare che gli alleati saranno in grado di resistere a qualsiasi blocco di fornitura da parte della Russia verso l’Unione Europea.
Nonostante ciò, il medesimo funzionario non ha fornito alcuna precisazione sulla quantità di bisogno di fornitura dell’Europa che potrebbe essere soddisfatto dal reperimento di fonti alternative, né ha precisato su quali paesi l’amministrazione americana stia puntando: anche se è intuibile che l’Arabia Saudita sia al primo posto.
È sempre dal New York Times e dalla CNBC americana che apprendiamo quali siano stati i motivi di allerta dell’amministrazione americana per l’ipotesi di una possibile invasione militare russa dell’Ucraina.
Con pochi segni di progresso diplomatico e una retorica che ricorda la Guerra Fredda, ieri la Russia ha annunciato una raffica di esercitazioni militari attraverso il suo vasto territorio, che si estende dall’Oceano Pacifico al suo fianco occidentale intorno all’Ucraina.
L’annuncio, che ha fatto seguito a una serie di mosse militari degli Stati Uniti e della NATO volte a scoraggiare un’incursione russa in Ucraina, ha dimostrato la vasta portata delle forze russe ed è stato effettuato da unità posizionate a nord, sud e est dell’Ucraina.
Hanno coinvolto carri armati e droni, truppe di fanteria regolare e paracadutisti d’élite.
Si sono svolti sia vicino all’Ucraina che lontano dalla regione, con tre navi della marina che hanno preso parte a esercitazioni congiunte con la flotta cinese nel Mar Arabico, ha affermato il ministero della Difesa russo.
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I russi hanno limitato l’accesso ai giornalisti indipendenti, rilasciando invece foto e video delle esercitazioni.
Nella Russia occidentale, gli equipaggi sono saliti a bordo dei sistemi missilistici balistici a corto raggio Iskander-M, li hanno portati in un campo di addestramento e hanno sollevato i loro missili nelle loro posizioni di combattimento, secondo un video diffuso dal ministero.
Più vicino all’Ucraina, le truppe russe hanno continuato a portare veicoli corazzati pesanti e altre attrezzature dalle piattaforme ferroviarie in Bielorussia, prima di esercitazioni congiunte con le forze bielorusse.
La Bielorussia condivide un confine con l’Ucraina e funzionari della NATO e degli Stati Uniti hanno avvertito che l’afflusso di forze russe potrebbe minacciare la capitale ucraina, Kiev, a meno di 50 miglia dal territorio bielorusso.
Dmitri S. Peskov, il portavoce del presidente Vladimir V. Putin, ieri ha respinto tali timori, affermando che le tensioni intorno all’Ucraina sono state fomentate dagli Stati Uniti.
“Stiamo osservando tali azioni degli Stati Uniti con profonda preoccupazione”, ha detto Peskov quando gli è stato chiesto della decisione americana di mettere 8.500 soldati in “allerta”.
Lunedì, in commenti più ampi, Peskov ha affermato che gli Stati Uniti e la NATO stavano orchestrando “isteria informativa” in giro per l’Ucraina riportando “bugie” e “falsi”.
“Vorrei notare che questo sta accadendo non a causa di ciò che sta facendo la Russia“, ha detto. “Succede a causa di ciò che fanno la NATO e gli Stati Uniti, a causa delle informazioni che diffondono“, ha affermato.
Dall’altra parte dell’Ucraina, in Crimea, annessa alla Russia nel 2014, i carri armati russi hanno lanciato esercitazioni di tiro pianificate.
Il contingente russo in Transnistria, una regione separatista della Moldova, nel sud-ovest dell’Ucraina, è stato messo in allerta per il combattimento come parte di un’esercitazione pianificata, ha affermato il ministero.
Altre esercitazioni sono state segnalate anche nel Caucaso settentrionale, vicino a Mosca, nel Mar Baltico. Nella regione di Ivanovo vicino a Mosca, i veicoli lanciamissili mobili Yars, utilizzati per i missili intercontinentali, hanno iniziato a pattugliare l’area.
Ammettiamo che storditi dai notiziari sul covid, tali notizie, che ampiamente troviamo documentate nella stampa estera, trovano uno spazio marginale nella stampa italiana.
Sono venti di guerra veri, con ripercussioni sulle borse che sono già arrivate. E’ vero, aumentano i tassi di interesse, è vero, le borse dovevano ridimensionarsi, è vero, una correzione ci sta. Ma se hai visto i mercati come si stanno muovendo c’è qualcosa di molto vicino all’isteria collettiva in questo momento. Poca lucidità.
Per mantenere la nostra lucidità in un mercato che forse l’ha persa, abbiamo bisogno di strategie solide ed efficaci.
Report curato dall’Istituto Svizzero della Borsa, il portale della Conoscenza e della Cultura finanziaria. Sito: www.istitutosvizzerodellaborsa.ch
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