Le previsioni di Peter Schiff non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: il sistema economico americano è entrato in una fase critica che potrebbe segnare un punto di svolta storico. Secondo l’economista, la crisi del dollaro è ormai avviata e porterà con sé una combinazione pericolosa di stagflazione USA, tassi distorti e instabilità finanziaria. In questo scenario, l’oro e le azioni minerarie non sono solo beni rifugio, ma strumenti chiave per affrontare la nuova realtà dei mercati.
Chi segue i mercati sa quanto le sue previsioni, spesso considerate controcorrente, abbiano anticipato eventi che altri analisti avevano ignorato. Oggi Schiff indica un percorso fatto di squilibri monetari, politiche della Federal Reserve inefficaci e un futuro in cui gli investitori dovranno rivedere radicalmente le proprie strategie. Se da un lato emerge il rischio di un impoverimento diffuso negli Stati Uniti, dall’altro si intravede l’opportunità di cavalcare trend che potrebbero ridefinire la finanza globale.
Questo articolo analizza nel dettaglio le sue tesi, spiegando perché il dollaro stia perdendo centralità e perché l’oro possa assumere un ruolo decisivo nella costruzione dei portafogli di chi vuole difendersi e, al tempo stesso, cogliere nuove occasioni. Vuoi scoprire come prepararti a questo scenario? Continua a leggere.

Consumi finanziati dal debito: la radice della crisi del dollaro
Per Schiff, il vero problema non nasce dalle pratiche commerciali estere, ma dall’eccesso di consumo interno. Gli americani hanno vissuto per decenni al di sopra delle proprie possibilità, importando beni, accumulando debito e dismettendo asset produttivi.
Questo meccanismo ha generato un’economia drogata da tassi d’interesse artificialmente bassi e mercati azionari sopravvalutati. Quando il capitale estero smetterà di sostenere il debito statunitense, gli USA si troveranno a fronteggiare un crollo del potere d’acquisto e una riduzione drastica dello standard di vita.
L’effetto boomerang delle politiche protezionistiche
Donald Trump aveva individuato nei deficit commerciali una minaccia per l’economia americana, imponendo dazi per riequilibrare la bilancia. Schiff sottolinea che questa strategia si è trasformata in un’arma a doppio taglio: riducendo gli scambi, ha fatto emergere la fragilità strutturale del sistema.
Con meno importazioni a basso costo e meno investimenti stranieri, gli Stati Uniti dovranno convivere con:
- tassi più elevati,
- inflazione più persistente,
- mercati azionari meno solidi.
Oro come nuova riserva globale
Le banche centrali stanno progressivamente diversificando le riserve, riducendo l’esposizione al dollaro e aumentando gli acquisti di oro fisico. Schiff interpreta questa dinamica come un segnale chiaro: il biglietto verde non sarà più la valuta di riserva internazionale.
Il rialzo dell’oro oltre i 3.000 dollari l’oncia potrebbe essere soltanto l’inizio. L’economista prevede scenari in cui il metallo giallo arrivi a 20.000 dollari, non per una rivalutazione intrinseca, ma per la svalutazione accelerata del dollaro stesso.
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Azioni minerarie: il settore dimenticato con enorme potenziale
Un punto centrale delle analisi di Schiff riguarda le azioni delle società minerarie. Mentre le banche centrali acquistano oro fisico, i titoli delle aziende che lo estraggono restano sottovalutati.
Secondo Schiff, i fondamentali sono estremamente favorevoli: i costi di produzione, legati soprattutto al petrolio, sono ai minimi storici rispetto al prezzo dell’oro. Questo significa margini operativi in crescita e valutazioni ancora molto basse rispetto all’S&P 500.
Quando gli investitori privati torneranno a privilegiare l’oro rispetto agli asset digitali come Bitcoin, le azioni minerarie potrebbero registrare performance straordinarie, anche con multipli di crescita fino a cinque volte.
Stagflazione USA e fragilità bancaria
La combinazione di recessione e inflazione elevata è lo scenario peggiore per l’economia americana. Schiff evidenzia come le banche non siano preparate a questa situazione: la Federal Reserve non ha mai simulato nei suoi stress test una recessione con tassi in crescita.
Se il sistema dovesse crollare, la Fed sarebbe costretta a tornare al quantitative easing, ma questo non farebbe che accelerare la svalutazione del dollaro e alimentare una spirale inflattiva difficile da contenere.
Un processo irreversibile verso un nuovo ordine monetario
La storia dimostra che il dollaro ha mantenuto la sua stabilità finché era ancorato all’oro. Dal 1971, con la fine della convertibilità, ha perso oltre il 99% del suo valore reale. Schiff ritiene inevitabile un ritorno a un sistema monetario basato sul metallo prezioso.
Gli Stati preferiranno detenere oro nei propri confini, riducendo il rischio di confische o sanzioni da parte di Washington. In questo scenario, i Paesi emergenti beneficeranno della caduta del dollaro, liberandosi dall’obbligo di finanziare i consumi americani.
Opportunità e rischi per gli investitori
Per chi investe, la lettura di Schiff è chiara:
- l’oro fisico resta una protezione essenziale,
- le azioni minerarie offrono oggi una leva straordinaria,
- i mercati emergenti potrebbero uscire rafforzati dalla crisi del dollaro.
La sfida per gli Stati Uniti sarà quella di adottare misure drastiche: risparmio, rilancio della produzione interna e ricostruzione industriale. Senza questi interventi, la stagflazione USA rischia di trasformarsi in una depressione prolungata.
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