I prezzi del gas e dell’energia elettrica nell’UE sempre al centro dell’attenzione a causa della guerra in Ucraina e delle minacce della Russia di chiudere i rifornimenti verso l’Europa.
Tuttavia, i mercati stanno guardano anche alle mosse dell’UE che deve trovare soluzioni e risposte su come l’Europa può mitigare le rappresaglie di Mosca
Martedì i prezzi del gas e dell’energia elettrica nell’UE sono diminuiti dopo il rally di lunedì causato da Gazprom. La compagnia russa aveva, infatti, annunciato che il gasdotto Nord Stream 1 invece di aprire dopo tre giorni di manutenzione sarebbe rimasto chiuso a tempo indeterminato. La motivazione era una perdita nell’ultimo compressore ancora in funzione ma la decisione era arrivata poco dopo che il G7 aveva annunciato un piano per limitare i prezzi del petrolio russo. Molti non l’hanno considerata una semplice coincidenza. La guerra energetica si è quindi ulteriormente intensificata e l’Europa sembra destinata a perdere circa 30 milioni di metri cubi/giorno, ovvero il 4% della sua fornitura di gas complessiva.
Mentre i livelli di stoccaggio nell’area euro sono cresciuti rapidamente nelle ultime settimane a causa dell’aumento delle importazioni di GNL, la prospettiva di razionamento e ulteriori iniziative per frenare la domanda di gas e prezzi dell’elettricità attireranno una maggiore impegno da parte dei politici di tutto il continente. Questo perché l’obiettivo resta mitigare l’impatto economico distruttivo dell’aumento dei prezzi prima del picco della stagione invernale della domanda.
Tuttavia, il fatto che i prezzi del gas e dell’energia elettrica vengano scambiati rispettivamente intorno al 35% e al 52% al di sotto dei picchi di panico visti all’indomani dell’annuncio di manutenzione del Nord Stream 1, mostra che i mercati pensano che i responsabili politici introducano misure per alleviare le preoccupazioni in Europa.
I leader dell’UE sono chiamati a valutare un intervento storico nel mercato dell’energia che potrebbe portare all’introduzione di massimali di prezzo e altre misure per limitare le interruzioni di fornitura per consumatori e industria dovute all’impennata dei costi e all’illiquidità dei mercati dei prezzi.
Tuttavia, dati gli attuali limiti alla capacità di generazione, in gran parte dovuti all’interruzione delle forniture di gas da parte della Russia, potrebbe essere necessaria anche una sorta di piano di razionamento.
Le possibilità avanzate dalla presidenza ceca dell’UE si concentra su cinque aree principali:
- Disaccoppiamento/limitazione dell’impatto del gas sul prezzo dell’energia elettrica
- Aumento della liquidità sul mercato
- Misure coordinate di riduzione della domanda di energia elettrica
- Limitazione dei ricavi dei produttori di energia elettrica non gas (es. eolico, solare e carbone)
- Impatto del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU ETS)
- La struttura dei prezzi dell’elettricità nell’UE è al centro del problema
I mercati delle materie prime tendono ad avere un prezzo marginale, così come l’elettricità. Questo sistema significa sostanzialmente che le centrali elettriche a gas finiscono spesso per dettare il prezzo all’ingrosso dell’elettricità per il resto del mercato, anche se l’energia rinnovabile e, recentemente, anche il carbone, possono essere prodotte più a buon mercato. È questa struttura di mercato che negli ultimi mesi con l’aumento dei prezzi del gas ha contribuito a portare i prezzi dell’energia a livelli inimmaginabili in passato, raggiungendo lunedì 5 settembre quando l’energia elettrica tedesca è stata scambiata brevemente sopra € 1.000/MWh, l’equivalente di $ 1.700 dollari al barile di greggio equivalente.
Il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica dall’aumento dei prezzi del gas è già stato implementato in Spagna e Portogallo, due Paesi che beneficiano di collegamenti energetici limitati con il resto d’Europa, così come in Grecia. In tutta Europa un tale sistema funzionerebbe addebitando ai produttori di energia elettrica non a gas la differenza tra il limite di prezzo concordato e il prezzo di mercato effettivo – attualmente gonfiato a causa dei prezzi elevati del gas – che ricevono per l’energia. L’aumento delle entrate di questo sovrapprezzo dovrebbe essere condiviso tra i consumatori e allo stesso tempo sostenere i generatori di energia costretti a produrre il megawattora marginale in perdita.
Tra il 1990 e il 2019, ovvero sino all’anno prima che scoppiasse la pandemia globale, l’Europa aveva visto aumentare nel suo mix energetico la quota di gas rispetto ad altre fonti energetiche dal 20% al 25%.
Con gli attuali prezzi elevati del gas, questa parte del mix energetico europeo stabilisce il prezzo complessivo dell’elettricità. Da qui le discussioni per spostarsi verso un prezzo dell’energia medio o ponderato, il cui risultato porterebbe a prezzi al consumo più bassi.
Il rischio, però, è che un cambiamento nel prezzo di riferimento dell’energia non andrà a ridurre il costo complessivo, ma lo ridistribuirà solo dai consumatori ai servizi di pubblica utilità che avrebbero così bisogno del sostegno del governo per evitare il fallimento.
Report curato da Ole Hansen, Head of Commodity Strategy per BG Saxo. Altre informazioni su www.bgsaxo.it
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