
L’attesa per i prossimi dati sull’inflazione americana è altissima: oggi il Producer Price Index (PPI) e domani il Consumer Price Index (CPI) potrebbero indirizzare le decisioni della Federal Reserve sui tassi d’interesse. Ecco cosa sapere per interpretare i mercati.
PPI: perché il report di domani è cruciale
Oggi, a un’ora dall’apertura di Wall Street (corrispondenti alle 14:30 ora italiana), verrà pubblicato il Producer Price Index (PPI), ovvero l’indice dei prezzi alla produzione. Questo indicatore misura l’andamento dell’inflazione sul lato produttivo dell’economia e spesso anticipa i trend che poi si riflettono sui consumatori.
Il mese scorso il PPI Usa aveva stupito gli analisti con un rialzo quasi dell’1%, ben oltre le attese di appena lo 0,2–0,3%. Anche l’indice complessivo era salito con forza, segnalando una pressione inflazionistica che non si vedeva da anni.
Per il report di oggi gli economisti prevedono:
- PPI complessivo stabile al 3,3%
- Core PPI in leggero calo dal 3,7% al 3,5%
Un dato superiore alle stime significherebbe quarto mese consecutivo di inflazione in aumento dal lato produttivo, scenario che renderebbe più complesso il compito della Fed.
La Fed davanti a un bivio: quanto tagliare i tassi?
Il 17 settembre è in programma la prossima riunione del FOMC. Non è più in discussione se la Fed taglierà i tassi, ma di quanto:
- 25 punti base è lo scenario più probabile.
- 50 punti base ha perso consenso, passando dal 95% al 5% di probabilità.
Donald Trump ha persino chiesto un taglio di 100 punti base, spingendo per misure drastiche a sostegno dell’economia.
Il problema è la classica situazione di stagflazione:
- Mercato del lavoro debole, che richiederebbe stimoli.
- Inflazione in crescita, che invece imporrebbe cautela.
Tagliare i tassi troppo in fretta rischia di alimentare ulteriormente l’inflazione, riportandola vicino ai picchi del 2022 (9,1%). Al contrario, un approccio troppo prudente potrebbe aggravare la recessione sul fronte occupazionale.
Il ruolo dei dazi e la pressione politica
Un elemento chiave del contesto attuale è l’impatto dei dazi imposti da Trump. Le tariffe, di natura inflazionistica, hanno costretto la Fed a rimandare più volte l’avvio dei tagli dei tassi previsti per l’inizio dell’anno.
Questa strategia attendista ha trascinato la banca centrale in una “zona grigia” in cui ogni decisione rischia di avere effetti negativi da un lato o dall’altro.
PPI e CPI: due giornate che possono muovere i mercati
Il PPI di oggi sarà solo la prima tappa: il vero test arriverà domani con il Consumer Price Index (CPI), molto più osservato dagli investitori perché misura l’inflazione percepita dai consumatori.
Uno scenario favorevole ai mercati sarebbe un PPI e CPI in linea o inferiori alle attese, segnale che l’inflazione non sta accelerando. In quel caso, la Fed avrebbe più margine per tagliare i tassi in modo aggressivo.
Se invece i dati sorprenderanno al rialzo, la banca centrale potrebbe rallentare il ritmo dei tagli, frenando le aspettative rialziste di Wall Street.
Volatilità sui titoli: i casi Oracle e UNH
Nelle ultime sedute alcuni titoli hanno mostrato movimenti estremi. Oracle ha registrato un balzo di oltre il 28% post-earnings, spinto dall’entusiasmo legato all’intelligenza artificiale. Tuttavia, l’effetto hype sembra ridursi rapidamente, come dimostra il comportamento di altri titoli AI.
Diversa la situazione di UnitedHealth (UNH), che ha guadagnato 8,64% senza spinte sugli utili, ma come segnale di ripresa dopo un periodo difficile in cui il titolo era sceso a 234 dollari i primi di agosto.
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Questi esempi mostrano quanto i mercati siano sensibili sia ai dati macroeconomici sia a specifici temi settoriali.
Cosa aspettarsi oggi
La giornata si apre con un appuntamento che potrebbe accendere i riflettori sui mercati: il report PPI, pubblicato un’ora prima dell’apertura di Wall Street. Gli operatori attendono con attenzione questo dato perché rappresenta un test decisivo per misurare la direzione dell’inflazione e capire quanto spazio di manovra avrà la Federal Reserve nei prossimi giorni.
Un risultato inferiore alle attese rafforzerebbe la possibilità di un taglio dei tassi più deciso, creando le condizioni per un clima rialzista sugli indici. Al contrario, una sorpresa al rialzo riporterebbe l’attenzione sul rischio di un’inflazione persistente, alimentando volatilità immediata su azioni e obbligazioni.
L’interesse è massimo perché ogni decimale pubblicato può influenzare l’equilibrio tra crescita e inflazione, due leve che la banca centrale americana sta cercando di bilanciare con estrema cautela. Proprio per questo, seguire da vicino il dato di oggi non è soltanto utile: è un’occasione concreta per interpretare le mosse del mercato e trasformare l’informazione in vantaggio operativo.
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