Come previsto dal consensus la banca centrale statunitense ha alzato i tassi dello 0,75% fomentando un mini-rally a Wall Street.
La Federal Reserve ha deciso per un aumento dei tassi di interesse di 75 punti base, quindi nella forchetta del 2,25%-2,50%, in linea con le attese del consensus. La mossa della banca centrale statunitense ha sospinto violentemente al rialzo i mercati. Il NASDAQ ha guadagnato il 4,1% (il maggiore guadagno giornaliero in due anni) mentre l’S&P 500 è salito del 2,6%.
In realtà l’euforia è stata data più dalle rassicurazioni del governatore della FED, Jerome Powell, che ha fatto intendere che in futuro si potrebbe cominciare a diminuire l’aumento dei tassi di interesse, anche se molto dipenderà dai prossimi dati macroeconomici sulla scia del suo approccio “data driven”. Nonostante ciò, il governatore ha fatto notare che nella riunione di settembre potrebbe esserci un ultimo rialzo elevato (quindi un altro 75 bps), sempre che le condizioni macro lo consentano. Infatti, la Federal Reserve vuole evitare di portare l’economia americana sull’orlo di una recessione da cui sarebbe molto difficile uscire stanti le innumerevoli difficoltà dello scenario macroeconomico globale.
La reazione del cambio EUR/USD
Alla notizia del rialzo dello 0,75%, la coppia EUR/USD sale passando dal livello di 1,013 fino ad un massimo intraday di 1,023 – massimo dal 26 luglio – per poi ritracciare leggermente fino a 1,019. Sembra che – l’inaspettato – movimento al rialzo da parte dell’eurodollaro sia stato dettato dalla chiusura di numerose posizioni lunghe da parte di molti fondi speculativi sul dollaro.
La reazione del cambio USD/JPY
Anche contro la moneta nipponica il dollaro perde terreno spinto dalla chiusura delle posizioni di lungo periodo da parte degli operatori finanziari che spingono la coppia valutaria USD/JPY dal livello di 137 yen per dollaro fino ad un minimo di 135, toccato l’ultima volta il 22 luglio.
Gli effetti sui mercati
Come già anticipato, i mercati sembra che abbiano ormai digerito favorevolmente l’aumento dei tassi di interesse e stiano ora scontando una rinormalizzazione delle condizioni macroeconomiche.
La sicurezza delle parole di Powell, che intende riportare le pressioni inflazionistiche fino al target del 2% a/a, sta aumentando la fiducia degli investitori verso le mosse della Federal Reserve.
Il USD/JPY sale e tocca i massimi del 22 luglio passando dai 12.382 punti ai 12.666 punti (+2,28%) mentre l’S&P 500 schizza dal supporto di 3967 punti fino a toccare un picco intraday di 4040 punti, il massimo dal 10 giugno. Non ultimo, i mercati sono sostenuti anche dai risultati delle trimestrali statunitensi che, anche se in alcuni casi hanno deluso le aspettative, mostrano una forte solidità sull’outlook futuro che dà rassicurazione su una tenuta dell’economia nel medio termine.
Le previsioni
La FED rimane dunque ancorata alla sua missione di frenare le pressioni inflazionistiche – ai massimi da quattro decenni – senza però compromettere la crescita della surriscaldata economia statunitense che continua a mostrare livelli di disoccupazione molto bassi (3,6%). Per questi motivi crediamo che la banca centrale statunitense possa raggiungere un picco nel rialzo dei tassi di interesse durante la riunione di settembre per poi cominciare – gradualmente – a ridurre le pressioni sull’economia così da scongiurare una possibile recessione.
In conclusione, prevediamo che i tassi possano raggiungere un livello intorno al 4% verso la fine dell’anno con una graduale riduzione dell’intensità dei rialzi che potrebbero diminuire sostanzialmente nel primo trimestre 2023.
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Commento a cura di Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia
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