In un contesto di continue difficoltà per l’obbligazionario, una possibile opzione è puntare su strategie più ampie con rischi maggiormente diversificati. Le obbligazioni aggregate globali in passato hanno registrato rendimenti positivi durante i periodi di rallentamento della crescita economica. In aggiunta a ciò, se la crescita rimane solida, potrebbero anche rivelarsi meno vulnerabili in caso di flessioni del mercato, grazie al restringimento degli spread creditizi. Dopo la brusca discesa registrata nella prima metà del 2022, vi è sicuramente un margine di risalita.
Una delle peggiori congiunture possibili
Il contesto rimane difficile per gli investitori obbligazionari. Le speranze di aver raggiunto il picco dei tassi all’inizio di maggio si sono rivelate di breve durata, poiché il decennale statunitense ha poi toccato ancora una volta nuovi massimi. La persistenza di livelli elevati di inflazione continua a suscitare il timore che la stretta monetaria delle banche centrali sia destinata a rimanere aggressiva.
Tuttavia, la prospettiva è cambiata. I mercati ora temono che un drastico intervento delle banche centrali, nel tentativo di frenare l’inflazione, possa far precipitare in recessione l’economia globale. Questo duplice rischio di aumento dei rendimenti sottostanti e di ampliamento degli spread creditizi, con ovvi timori per la crescita economica, ha determinato una performance particolarmente negativa per le strategie obbligazionarie aggregate.
Determinare il momento della svolta
La vera domanda per gli investitori obbligazionari, mentre ricalibrano i loro portafogli in vista del terzo trimestre dell’anno, è capire se il picco dei rendimenti sia già stato raggiunto. Occorre notare che il tasso a 5 anni ed il 5 anni forward dei Treasury statunitensi è tornato nell’intervallo registrato nel 2018, ossia l’ultima volta che la Federal Reserve statunitense ha adottato una politica restrittiva. Quindi si è verificato un ragionevole spostamento verso l’alto delle aspettative sui tassi a lungo termine.
Gli interrogativi ruoteranno anche intorno al grado di rischio di credito che gli investitori intendono assumersi. L’high yield statunitense, con rendimenti superiori all’8,5%, potrebbe essere interessante, ma nei prossimi 12 mesi non registrerà performance positive se dovessimo entrare in recessione.
Come dimostrato dall’effimera inversione di tendenza registrata a maggio nelle obbligazioni, è difficile cercare di prevedere con precisione il punto di svolta dei mercati. Tuttavia, ampliare la gamma di obbligazioni in cui investire, come con indici global aggregate, può essere un modo efficace per intercettare tempestivamente il punto di inversione (quando questo si verificherà).
A nostro avviso, gli investitori devono considerare tre aree importanti per quanto riguarda le obbligazioni aggregate globali.
- Occasioni sul mercato? Le obbligazioni aggregate globali hanno subito una flessione senza precedenti: la performance a 12 mesi mostra un calo addirittura superiore a quello registrato durante la Crisi Finanziaria Globale del 2008. Per gli investitori che credono nel processo di convergenza verso la media del mercato, si prospetta un notevole margine di recupero.
- Scegliere la diversificazione. La diversificazione geografica dell’esposizione dovrebbe garantire una certa stabilità: il Giappone (12,6%) e la Cina (9,1%) sono entrambi notevolmente più stabili rispetto ai mercati obbligazionari statunitensi o europei.
- Non tenere conto della tempistica. L’eterogeneità dei tipi di obbligazioni che compongono gli indici global aggregate dovrebbe rendere meno importante la tempistica esatta di qualsiasi oscillazione nella dinamica del mercato. Ad esempio, se l’economia globale dovesse rallentare rapidamente, ogni ampliamento degli spread creditizi dovrebbe essere compensato da un calo generale dei rendimenti dei Treasury/governativi, che rappresentano il 60% dell’indice. Le performance a 12 mesi dell’indice Global Agg 12M Index Returns spesso aumentano nel momento in cui si verifica il periodo di crescita più debole. Nelle quattro recessioni statunitensi avvenute dal 1990 ad oggi, la performance dell’indice global aggregate è stata di oltre il 5% durante il crollo della crescita in tutti i casi, tranne che durante la crisi finanziaria del 2008, quando l’accelerazione dei rendimenti è coincisa realmente solo con il punto di minimo della crescita.
Come investire su questi temi
I mercati sembrano avere respinto l’ipotesi di ulteriori aumenti dei tassi, ritenendo che i rialzi già scontati dalla curva siano sufficienti a causare un notevole rallentamento della crescita economica. Detto questo, la previsione del punto di svolta dei tassi rimane un aspetto complicato.
Una possibile opzione è scegliere strategie più ampie con rischi maggiormente diversificati. Le obbligazioni aggregate globali in passato hanno registrato rendimenti positivi durante i periodi di rallentamento della crescita economica. In aggiunta, se la crescita rimane solida, potrebbero anche rivelarsi meno vulnerabili in caso di flessioni del mercato, grazie al restringimento degli spread creditizi. Dopo la brusca discesa registrata nella prima metà del 2022, vi è sicuramente un margine di risalita. Gli investitori interessati a un approccio aggregato globale, ma incerti sulla tenuta del dollaro statunitense, dovrebbero considerare copertura valutaria in EUR, GBP o CHF.
A cura di Francesco Lomartire, Responsabile SPDR ETFs per il Sud Europa
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