La Bce ha rispettato le previsioni della vigilia ed ha aumentato i tre tassi di riferimento di 75 punti base, portando il tasso benchmark sulle operazioni di rifinanziamento principale all’1,25%. E’ il maggiore incremento nella storia dell’istituto di Francoforte.
La scelta molto restrittiva deriva dal peggioramento dello scenario sulle pressioni inflazionistiche in continuo aumento come dimostrato dalla revisione al rialzo delle stime degli esperti della BCE sull’inflazione (generale e core per il 2022-2023-2024). A contribuire alla decisione molto hawkish da parte del Consiglio Direttivo anche la pubblicazione dell’indagine condotta dalla BCE sulle aspettative di inflazione dei consumatori rimaste su livelli molto elevati e il dato sull’andamento dei prezzi al consumo nel mese di agosto nell’Eurozona.
Una decisione unanime
A sorpresa, la decisione di aumentare il costo del denaro di 75 punti base è stata unanime. A nostro avviso è possibile che nelle discussioni tra i membri del Governing Council ci sia stato un compromesso. I membri più dovish del Consiglio (Lane e Panetta) che avevano anticipato nelle scorse settimane i loro dubbi su rialzi monstre dei tassi possono aver trovato un accordo coi membri più falchi del Nord Europa per posticipare l’avvio del processo di quantitative tightening degli acquisti fatti durante il programma APP.
Il rialzo dei tassi non è finito
Altro elemento molto interessante per la riunione odierna della BCE è stato l’impegno del presidente Lagarde di rialzare i tassi anche nei prossimi meeting per raffreddare la domanda e le aspettative di inflazione dei consumatori.
Come affermato nel comunicato “le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale vengono definite di volta in volta a ogni riunione” quindi le parole di Lagarde potrebbero anche perdere di significato. La nostra view è che la forward guidance ormai è stata abbandonata da tempo e ogni tentativo di poterla riattivare è vano.
Reazione dei mercati al rialzo dei tassi da parte della Bce
Da un punto di vista dei mercati la BCE non è riuscita a fermare la discesa del cambio eurodollaro. Neppure le affermazioni della Lagarde sulle possibili implicazioni rialziste sulle pressioni inflazionistiche di una moneta unica debole e il rialzo monstre dei tassi sono riuscite ad avere un effetto rigenerante sull’euro.
Rimane sempre la convinzione che la BCE sia troppo indietro rispetto alle altre banche centrali in politica monetaria, soprattutto rispetto alla Federal Reserve.
Cura di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist, IG Italia.
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