Sebbene la riunione di questa settimana si preannunci molto aggressiva (un aumento dei tassi di 75 punti base è altamente probabile), la vera incognita per i mercati è se la Fed accennerà a una decelerazione nel ritmo dei rialzi dei tassi a partire da dicembre.
Dopo un recente articolo del Wall Street Journal secondo cui il FOMC starebbe discutendo un rallentamento, i mercati obbligazionari hanno rapidamente riadattato le aspettative per dicembre, valutando ora una probabilità inferiore al 50% di un rialzo di 75 bps. Il rendimento dei Treasury decennali, il principale parametro di riferimento per i mercati finanziari, ha invertito la rotta dal 4,3% nello stesso momento in cui il tasso terminale ipotizzato dal mercato ha raggiunto il 5%. Qualsiasi accenno alla conferma di un atteggiamento meno falco darebbe un ulteriore impulso ai mercati finanziari.
C’è inoltre da aspettarsi che i fattori fondamentali raggiungano presto un punto di inflessione. L’inflazione dovrebbe iniziare a diminuire in modo significativo, soprattutto a causa degli effetti base. E il mercato del lavoro, anche se ancora molto teso, ha iniziato a rallentare. Ciò giustifica una decelerazione dell’attuale ritmo di rialzi o addirittura una pausa nel 2023, al fine di valutare l’impatto ritardato del ciclo di rialzi sull’economia.
Per tutti questi motivi, i principali fattori che attualmente guidano i mercati dei tassi, ossia i timori per l’inflazione e l’aggressivo inasprimento da parte delle banche centrali, potrebbero essere presto sostituiti dai timori di una recessione, esercitando ulteriori pressioni al ribasso sui tassi.
Inoltre, poiché l’attuale volatilità dei tassi è considerata anche uno dei principali motori per gli asset rischiosi, come i mercati azionari e del credito, un ulteriore rally dei mercati dei tassi sosterrebbe la loro recente ripresa e aumenterebbe la probabilità dell’effetto di “stagionalità” positivo a fine anno.
Se si considera una prospettiva più a lungo termine, in contrasto con la retorica da falco degli ultimi mesi, il dibattito del FOMC riportato dal Wall Street Journal e i messaggi meno hawkish di Christine Lagarde all’ultima riunione della BCE segnalano in modo abbastanza chiaro che le banche centrali vogliono evitare di esercitare troppa pressione sull’economia e sui mercati finanziari. In breve, la lotta all’inflazione non sarà così aggressiva come annunciato. E, quindi, durerà più a lungo.
Commento a cura di Gergely Majoros, membro del Comitato investimenti di Carmignac
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