Ben ritrovati nel nuovo report sui mercati finanziari della settimana; temi principali dell’analisi sono:
- Borse: “Gli orsi rimangono fermi. Settimana complicata per le borse che si presentano con un debole inizio. Il momento è ancora indeciso per ora”;
- Outlook sul Forex;
- Aziende americane e altri mercati.
Borse: “Gli orsi rimangono fermi. Settimana complicata per le borse che si presentano con un debole inizio. Il momento è ancora indeciso per ora”.
I ribassisti hanno torto. È un vero peccato il danno causato nel 2018 dall’eccesso di timori che hanno portato a una forte vendita generalizzata, ma loro hanno torto. Il “punto di inflessione temporaneo” (dal peggiore al migliore) identificato nella vigilia di Natale, lo scorso 24 dicembre (S & P 500 + 10% da allora), mentre il “punto di inflessione concettuale” lo abbiamo visto abbastanza chiaramente il 4 gennaio, quando Powell è intervenuto decisamente ed esprimendosi liberamente, a favore di un supporto dell’economia, screditando la forte pressione politica posta dalla Presidenza alla fine dell’anno e che a suo parere ha impedito un approccio logico alla Fed nel suo ultimo incontro nel 2018.
La rifocalizzazione, che è stato in grado di trasmettere il 4 gennaio, ha cambiato le cose: afferma Powell che il ciclo americano è solido (con ciò dissipando la paura di recessione serpeggiante nell’ultimo trimestre), che i rialzi dei tassi dipenderanno dai dati (mostrando che la Fed è aperta a cambiamenti dei propri piani e attenta ad adattarsi alla situazione se il ciclo economico lo rendesse necessario) e non ultimo che non accetterà di dimettersi nonostante le pressioni sempre più insistenti, salvaguardano la indipendenza dalla politica. Inoltre, quello stesso 4 gennaio il dato inerente il mercato del lavoro americano è risultato molto solido, confermando la credibilità di Powell e della sua gestione. Da allora tutto è stato diverso.
La scorsa settimana è servita a consolidare con più decisione questa svolta rialzista (S & P500 + 2,5%) poiché la paura di un’imminente recessione si dissipa lentamente. Alla luce di queste considerazioni quindi con una probabilità di una recessione bassa, ci sentiamo di affermare che gli attuali prezzi di ingresso sono particolarmente attraenti.
Questa nostra prospettiva la riteniamo una delle migliori e crediamo possa estendersi durante i mesi di gennaio e febbraio, a condizione che siano soddisfatte due condizioni: (i) il buon esito dei negoziati Cinese-Americani e (ii) i buoni risultati dei dati economici americani inerenti al 4T’18 che vedremo pubblicati oggi, sperando che siano almeno decenti (BPA stimato per S & P500 + 14,1%, considerato soddisfacente anche se non compie l’obiettivo previsto). In caso quindi non si dovesse presentare nessuna recessione, ha senso supporre che il 2018 potrà dare risultati del Profit Per Share (PPS)’18 americano aprox. del + 30% e una previsione del + 8,8% per PPS’19?
Come sempre rispondendo sinceramente questa previsione ci pare fin troppo ottimistica, quindi la risposta è no, specialmente ora che sappiamo che i tassi aumenteranno negli Stati Uniti molto di più lentamente da quanto precedentemente previsto. In particolare modo tutti gli operatori sono pendenti di vedere i risultati che emergeranno dalla ripresa dei negoziati sino-americani.
Volgendo lo sguardo alla fragile situazione sociale che si sta vivendo nel vecchio continente tutto sembra indicare che il Brexit si estenderà ben oltre la scadenza, ampliando così il periodo di negoziazione e di conseguenza quello di transizione. Secondo il nostro umile punto di vista sosteniamo che la Brexit sarà più estetica che reale: lo affermiamo poiché in caso contrario nella stesura dell’ accordo, l’applicazione della clausola “backstop” permetterebbe questo, in pratica, lo status quo attuale durante molto tempo, situazione scomoda sia per i britannici che per i comunitari. Vediamo di concentrarci oggi però su come affrontare la settimana davanti a noi: abbiamo iniziato un con un surplus commerciale Cinese all’alba apparentemente molto stimolante, ma in realtà dobbiamo sempre sospettare delle ricadute possibili sul macroscenario globale.
Ricordiamo che oggi pomeriggio attendiamo la pubblicazione dei risultati americani, previsti come soddisfacenti (PPS attesi intorno al + 30%), mentre da qui a maggio peserà il voto sulla Brexit, anche se noi riteniamo che sia assolutamente scontato che questo non avrà alcun impatto catastrofico. Le vendite al dettaglio americane di mercoledì saranno accettabili o buone (+ 0,3% vs + 0,2%), giovedì sarà confermato se l’inflazione europea si confermasse di poco inferiore al + 2% (dovrebbe confermare + 1,6% preliminare) e la produzione industriale statunitense di venerdì se risultasse mediocre ma non male (+ 0,3% vs + 0,6%). Sarà inevitabile che si riescano a trovare alcune take profit spontaneo, come lo scorso venerdì e come potrebbe verificarsi oggi (lunedì) dopo le deboli cifre cinesi e dopo il rally accumulato.
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