La settimana trascorsa ha visto il mercato azionario degli Stati Uniti rimbalzare vigorosamente per la seconda settimana consecutiva.
Come anticipato su queste colonne fin dai primi di marzo, nel periodo successivo al 15 marzo la nostra visione del mercato cambiava, favorendo una probabilità rialzista. E riteniamo che così dovrebbe proseguire per il mese di aprile, statisticamente da sempre positivo per le borse.
Imprevedibile, al momento, il comportamento del mercato in caso di escalation del conflitto russo-ucraino con l’utilizzo di armi nucleari: questa è la vera incognita che potrebbe perturbare le borse nelle prossime settimane. Salvo tale eventualità, o eventi simili imprevedibili, confermiamo la nostra visione rialzista.
Gli investitori stanno acquisendo graduale fiducia. L’S&P500 è salito dell’1,8% nella settimana, estendendo il guadagno delle ultime due settimane a un ragguardevole 8,1%: la corsa più forte dalla fine del 2020.
Facendo una retrospettiva dei mercati, osserviamo che le borse americane hanno toccato il minimo il 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, con il Dow Jones a -12,66% dai massimi, l’S&P500 a -14,6% e il Nasdaq al -22,5%. Successivamente, gli indici americani segnavano un minimo secondario superiore il 7 marzo. Il giorno successivo, l’8 marzo, oro, argento e petrolio toccavano i massimi.
Dal 7 al 9 marzo la maggior parte degli indici mondiali registrava un rally di oltre il 10%, con l’unica eccezione del Dow Jones che recuperava solo l’8,33%. I rally delle ultime due settimane di Nikkei e Dax sono stati prodigiosi, rispettivamente con +14,8% e +16,09%.
L’oro merita una menzione a parte. Doppiava il suo massimo storico, a 2.078,80 dollari, poi precipitava bruscamente di quasi 200 dollari a 1.895,20, il 16 marzo, mentre le borse erano già in galoppo. La scorsa settimana l’oro è tornato a salire fino a 1.967,20 dollari.
Analoga storia per l’argento: massimo annuale a 27,49 l’8 marzo, con un incremento del 25% rispetto al minimo del 3 febbraio. Poi discesa a 24,55, prezzo del 16 marzo, e risalita a 26,16, massimo relativo della giornata del 24 marzo.
Non ha mancato di stupire il Bitcoin, che è decollato fino a toccare il massimo di venerdì 25 marzo a 45.120 dollari, con un guadagno del 31,5% dal suo minimo del 24 febbraio. Ancora di più Ethereum con una performance di quasi il 40% nello stesso periodo.
I volumi di negoziazione non si sono ancora stabilizzati. Sono arrivati meno volumi rispetto alle tipiche fasi di rialzo viste in passato e questo indica un recupero graduale della fiducia, ma ancora un clima di prudente contenimento del rischio.
Questo è confermato dal Fear & Greed Index di CNN a quota 46, ancora stabile, ma su valori neutrali.
Il superamento di quota 4.600 sull’S&P500 potrebbe essere un segnale forte di ripresa del mercato, anche se qualche decina di punti sopra tale break-out è possibile si verifichi un ritracciamento significativo e fisiologico, che peraltro contribuirà a far affluire acquisti.
Report curato dall’Istituto Svizzero della Borsa, il portale della Conoscenza e della Cultura finanziaria. Sito: www.istitutosvizzerodellaborsa.ch
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