Oggi inizia la due giorni di riunioni del FOMC (Federal Open Market Committee) la commissione operativa della Federal Reserve. Le nostre attese sono fissate per un rialzo dei tassi di interesse di 75 punti base, portando il nuovo range dei tassi dal 2,25%-2,50% al nuovo 3%-3,25%. Crediamo che la Federal Reserve manterrà tuttavia toni molto hawkish nel comunicato stampa, nella conferenza stampa di Jerome Powell e nel materiale pubblicato (proiezioni economiche e grafico dotplot).
Crediamo che la scelta di alzare il costo del denaro di 75 punti base sia coerente con i dati macroeconomici pubblicati. E’ vero che le pressioni inflazionistiche hanno evidenziato di essere molto elevate come hanno dimostrato gli indici dei prezzi al consumo nel mese di agosto (indice generale al +8,3% a/a e indice core, esclusi energetici e alimentari al 6,3% a/a), ma le aspettative di inflazione dei consumatori sono diminuite notevolmente. Nell’ultimo recente report della Federal Reserve di New York le aspettative dei consumatori sull’inflazione a 12 mesi sono scese dal 6,2% registrato a luglio al 5,7% della survey di agosto. Le attese per l’inflazione a 3 anni hanno mostrato un calo dal 3,2% al 2,8% e quelle per l’inflazione a 5 anni dal 2,3% al 2%. Risultati molto simili si ritrovano anche nell’indagine sulle aspettative di inflazione redatta dall’Università del Michigan.
Non c’è ragione quindi per reagire in maniera eccessiva tenendo conto che gli effetti sull’economia reale delle decisioni delle banche centrali si possono vedere dopo molti trimestri, ma sui mercati finanziari l’impatto è immediato e una scelta sproporzionata rispetto all’andamento dei dati macro potrebbe portare a una certa instabilità finanziaria.
La scelta di rialzare di 75 punti base non diminuisce tuttavia l’impegno della FED a fronteggiare le pressioni inflazionistiche. Riteniamo infatti che i toni utilizzati da Powell in conferenza stampa saranno molto “hawkish”. Nelle proiezioni economiche gli economisti della FED rivedranno al ribasso le stime sulla crescita reale e faranno invece una revisione al rialzo sulle prospettive sull’inflazione. Il grafico dotplot con le aspettative dei banchieri centrali sul livello dei tassi a fine anno saranno totalmente cambiate. A giugno la mediana dei banchieri centrali si aspettava un livello del costo del denaro a fine 2022 nel range 3,25%-3,50%. Crediamo che la mediana salirà nella forchetta 4%-4,25% che implicherebbe un aumento di altri 100 punti base tra le riunioni di novembre e dicembre.
Impatto sul mercato
Nel brevissimo i mercati azionari potrebbero anche reagire positivamente per aver evitato il pericolo di un rialzo monstre da 100 punti base. Tuttavia manteniamo le nostre prospettive ribassiste su indici e rialziste sul dollaro nel medio/breve periodo nella convinzione che la FED continuerà a impegnarsi a fronteggiare l’inflazione in modo aggressivo con un livello dei tassi superiore al 4% a fine anno.
Commento a cura di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
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