Appare quasi scontato dirlo, ma l’attenzione degli operatori è ancora rivolta, ormai in modo snervante, alle prossime mosse della Fed e della Bce.
Sul fronte Usa il Presidente della Fed di New York si è detto non sicuro dell’esatta data del rialzo dei tassi, in quanto l’inflazione risulta ancora sotto il target, mentre parole simili sono arrivate dai suo collega di Chicago. Dunque la tempistica del lift-off, cioè il primo rialzo dei tassi della Fed, che veniva ormai dato come certo per metà dicembre, potrebbe ancora essere in discussione.
Per quanto riguarda l’Europa permane l’incertezza sul possibile ampliamento del Quantitative Easing da parte di Draghi, mentre è tutto da valutare l’impatto sui mercati dei terribili attentati di Parigi, per un contesto di fondo estremamente complesso e ricco di punti di domanda. Fra i pochi punti certi c’è senz’altro la debolezza dell’euro, con il rapporto fra la moneta unica ed il dollaro che ha raggiunto nella prima parte della scorsa settimana i minimi degli ultimi 0 mesi in area 1,065, prima di recuperare, sulle voci di possibili dubbi nel rialzo dei tassi da parte della Fed, con una chiusura a 1,0770.
In recupero la sterlina, tornata oltre quota 1,41 nei confronti dell’euro e oltre 1,52 contro la banconota verde; poco mosso lo yen, scambiato a 122,5 sul dollaro.
Si è registrata l’ennesima settimana di passione sul fronte delle materie prime, con la quotazione del Wti, il benchmark del greggio americano, nuovamente in area 40, mentre il Natural Gas ha perso il 10% nel giro di cinque sedute per via delle temperature record che ritardano forvio della stagione dei termosifoni Debole anche l’oro, ancora negoziato sotto quota 1,100 $, mentre l’argento è scambiato a 14.25 dollari,
Carlo Alberto de Casa Capo analista presso ActivTrades Londra