Come fronteggiare le banche, furbone, che si sono intascate i soldi della BCE e non erogano più prestiti? Ora si può. Parliamo del peer to peer lending. No, non c’entra Napster o la pirateria musicale. Peer to Peer significa da persona a persona. E’ proprio questo, il principio, su cui si basa il peer to peer lending. Tradotto in italiano, questa nuova forma di finanziamento suona come “Prestito tra privati”.
Proprio così: troviamo un finanziatore, egli ci presta il capitale, e noi gli restituiamo i soldi, con interessi, a scadenza. Prima, quando l’abbiamo definito nuovo forma di finanziamento, scherzavamo. Si tratta, infatti, del metodo più vecchio del mondo.
Tagliare fuori le banche, che soddisfazione!
Non nascondiamoci. Il sentimento degli italiani verso la banca è pari solo – per ostilità – a quello verso la classe politica. La banca è sinonimo di scorrettezze, balzelli, arretratezza. Il prestito tra privati, invece, è un balzo nel passato passando per il futuro.
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Un grande successo in Cina
La Cina può contare già 200 siti di peer to peer lending. Una cifra spaventosa. Anche l’Italia sta muovendo i suoi primi passi. C’è un sito, in particolare, che si sta imponendo all’attenzione. Vi consigliamo di provarlo.
Peer to peer lending: gioie e dolori
Come si dice, non tutto è oro quel che luccica. Le società di microcredito, infatti, non sono delle banche e non avrebbero, in caso di insolvenza, possibilità di coprire ingenti perdite. Per questo motivo, il tasso d’interesse medio, stimato intorno al 20 percento, è più alto di quello praticato dalle banche, ma inferiore a quello proposto da certi usurai. Con il vantaggio di stare alla larga da certi loschi personaggi e di pagare un tasso di interesse che non rischia di aumentare arbitrariamente.