Se ne parla ormai ovunque, tra le riforme economiche del Governo Renzi è previsto un nuovo aumento sulle rendite finanziarie. Per ora una proposta ma se avrà l’ok del parlamento, dal primo di maggio la tassazione sulle rendite finanziarie passerà dal 20 al 26%.
Per chi non si ricordasse, con il precedente Governo Monti e la precedente manovra, la tassazione delle rendite finanziarie passò per la maggior parte degli strumenti finanziari, passò dal 12,5% al 20% dal primo gennaio 2012 (vedi l’articolo Cosa cambia sulla tassazione delle rendite finanziarie).
Quello che due anni fa fu visto come un colpo verso i risparmi degli italiani, oggi il fisco vuole nuovamente mettere le mani in tasca gli investitori.
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Sono soggette quasi tutte le categorie, resterebbero ancora esclusi i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) che continueranno ad avere il 12,5% della tassazione (esclusi anche dal precedente Governo Monti).
Questo aumento delle rendite finanziarie colpirà i piccoli risparmiatori, quelli che negli ultimi anni hanno scelto di depositare i propri risparmi nei conti deposito o nei buoni fruttiferi postali. Per quanto riguarda i conti deposito bisogna aggiungere l’innalzamento dell’imposta di bollo che dal 1° gennaio 2014 è aumentata fino allo 0,20% annuo sulle somme depositate.
Questo deve far capire che le rendite finanziarie sono state negli ultimi anni alzate direttamente o indirettamente già diverse volte, fattori che scoraggiano e allontanano investitori dai mercati finanziari.
Su questo aumento delle rendite finanziarie gli schieramenti si dividono in due, giusto o non giusto?
Se osserviamo il resto dell’Europa, l’aliquota media della rendita finanziaria si aggira intorno al 25% e con questo aumento proposto da Renzi, l’Italia si andrà ad allineare. Di certo nei conti del nuovo governo questa proposta dovrebbe aumentare di 5 miliardi di euro in 2 anni.
Non ci resta che attendere la risposta della camera, ma è ormai molto probabile che l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie, scatterà dal 1° maggio 2014.