La Thailandia rappresenta oggi uno dei paesi emergenti più interessanti in Asia. Si tratta di una nasone che a cava lo degli anni ’80 e ’90 aveva vissuto un periodo di sviluppo rapidissimo, paragonabile a quello della Cina di qualche anno fa.
La festa era finita tragicamente nel 1997 con la crisi asiatica, in cui la Thailandia fu uno dei paesi più colpiti. Infatti l’enorme debito estero accumulato per progetti immobiliari di dubbia redditività aveva causato una situazione insostenibile che ha portato a una pesantissima contrazione del Pil e a una svalutazione del baht senza precedenti.
Un quindicennio dopo il panorama apparo radicalmente mutato: il Pil della Thailandia è infatti cresciuto del 18,90% nel quarto trimestre del 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un valore abnorme dovuto al fatto che l’andamento nel 2011 era stato fortemente depresso da una serie di inondazioni. Ciò non toglie che ormai si veleggi su una crescita stabile intorno al 5% all’anno.
Come è stato possibile raggiungere tutto ciò?
La Thailandia è un’economia emergente fortemente dipendente dalle esportazioni, che rappresentano oltre due terzi del Pil, e vanta risorse agricole non indifferenti: è infatti il più grande esportatore mondiale di manioca, il secondo di riso e di gamberetti. Notevole è anche l’industria turistica, una celle più sviluppate dell’Asia, passata dai circa 14 milioni di visitatori del 2007 ai 22 del 2012.
Ciò che rende però interessante il paese è l’enorme decollo industriale avvenuto in questi anni. Oggi, infatti, il settore manifatturiero contribuisce da solo per circa il 34% del Pil. Questa nazione sta infatti compiendo un salto tecnologico importante, grazie alle imprese locali e agli investimenti esteri, soprattutto giapponesi. Attualmente la Thailandia è un player importante nei componenti elettronici o nell’auto, grazie alle multinazionali nipponiche, desiderose di diversificare la propria piattaforma produttiva in Asia e diventare meno dipendenti dalla Cina (è una nazione non cui i rapporti sono difficili), oltre a riuscire a sfruttare una vasta e giovane platea di consumatori.
Il risultato è che i mercati dei capitali thailandesi hanno vissuto anni di forte crescita, con una borsa che ha dato grandi soddisfazioni. Anche qui, però, di recente qualche problema si è cominciato a vedere: l’azionario in Thailandia ha avuto un andamento negativo durante gli ultimi mesi. Dopo avere preformato molto bene dall’inizio di giugno fino alla metà di marzo, passando dall’area 1.100 a quasi 1.600 punti, l’indice Set è sceso, tra alterne vicende, di una sessantina di punti nei 30 giorni successivi.