Per capire a quale tipologia di investitori si appartiene è necessario capire quale strategia o metodo si utilizza. Abbiamo analizzato le diverse strategie che ogni investitore mette in pratica per avere successo negli investimenti; analisi fondamentale, cassettista, scalper, ecc..
A che tipologia di investitore appartieni? Queste le strategie di investimento più comuni.
La strategia fondamentalista
La strategia fondamentalista, non fa altro che prendere i cosiddetti fondamentali come discriminanti per l’acquisto di un titolo piuttosto che di un altro. In sostanza l’Analista di scuola fondamentalista cercherà sempre di scovare quelle aziende che sul mercato hanno un prezzo minore del loro valore reale, quindi titoli potenzialmente remunerativi non appena il mercato se ne accorgerà (prima o poi).
L’investitore fondamentalista aspetta che il valore di una azione raggiunga dei livelli di “occasione”, ovvero tutto ciò che altri stanno buttando via ma che prima o poi riacquisterà valore.
Ma è proprio vero che riacquisterà valore? Sembrerebbe di si, purché dietro ci siano realmente i fondamentali sani. Teniamo conto però che a volte ci vogliono anni perché il prezzo si riallinei con il valore dell’azienda.
L’abilità dell’investitore fondamentalista sta nel riconoscere la solidità intrinseca di un’azienda, non guardando solo al prezzo (che ovviamente deve essere ragionevole), ma soprattutto sapendone valutare il bilancio o parametri come il P/E (rapporto prezzo/utile).
In Italia è molto diffusa la figura del cassettista, ovvero di persone che hanno comprato i titoli di una determinata società perché è una solida compagnia senza altre spiegazioni, e li tengono anche per anni. Il cassettista ed il fondamentalista sono molto diversi, anche il fondamentalista può tenere gli stessi titoli per anni (così come per pochi giorni), ma la motivazione che lo spinge è che l’azienda “è una solida compagnia che in questo momento gli investitori stanno vendendo, spingendone il prezzo al di sotto del ragionevole”.
E’ evidente che il punto chiave (e la bravura del fondamentalista stesso), sta nel determinare quando un prezzo è ragionevole.
La strategia del cassettista
L’investitore cassettista come si può ben immaginare, compera dei titoli (generalmente di compagnie molto conosciute) o di nuovo collocamento, per metterli per così dire in un cassetto e tenerli a lungo, senza controllarne i corsi o aspettare un certo margine di guadagno. L’investitore cassettista li tiene e basta, comprano i titoli di determinate società perché i giornali o la televisione ne hanno parlato bene, senza altre spiegazioni. A loro interessa solamente possedere quei titoli.
La strategia del Bue
Gli agenti di cambio di una volta chiamavano il pubblico minuto che a loro si rivolgeva “il parco buoi”. Qual è allora la tipica strategia del bue? Come si comporta il singolo che non ha studiato trading, che agisce secondo il suo istinto, cercando di fare qualche soldo con le sue sole forze?
Si tratta della strategia più semplice, e non è detto affatto che sia in sé la peggiore: compra un titolo e lo tiene finché non ci guadagna qualcosa; quando ci guadagna lo vende.
Capita allora che il singolo che non ha studiato trading compri un titolo durante il collocamento, e poco dopo lo veda scendere, scendere, scendere… lo veda ridursi alla metà… mentre passano i mesi e poi gli anni. Il bue tipico il suo titolo ce l’ha sempre, e aspetta per anni che raddoppi di valore per avere almeno indietro i suoi soldi, percependo all’anno un dividendo di qualche punticino percentuale.
Questo è il tipico disastro da illusione borsistica: lo hanno provato tutti. Capita. Come detto, non si tratta della strategia in se più sbagliata, solo che richiede qualche correzione, diversificazione.
Se tutto quello che avete lo impiegate per diventare socio di una sola persona. Anche se si tratta di un’azienda rappresentativa, anche se al timone c’è un manager di fama… comunque si tratta, sempre di un titolo, solo, e la quotazione di un titolo sente anche le mode, gli umori, i capricci di una quantità enorme di persone.
L’esperienza mostra che se si riesce a diversificare, cioè se si riesce a diventare soci almeno di 5 o 6 imprenditori diversi, il rischio ne risulta grandemente diminuito.
Il comandamento della strategia del bue è il classico: buy low, sell high (acquista basso, vendi alto). Il problema maggiore della strategia del bue è che vendendo i titoli sui quali si guadagna e tenendo quelli sui quali si perde, piano piano il portafoglio tende a riempirsi di titoli sui quali si perde. A quel punto di solito scappa la pazienza, comincia a impadronirsi di noi la smania del ”salviamo il salvabile” e si vende tutto… perdendo, naturalmente.
Capite dov’è il problema? Manca un criterio. Se il buy low, sell high è una delle cose assieme più ovvie e più sagge che siano state dette sulla Borsa, è altrettanto vero che manca un criterio per stabilire il low e l’high: quando siamo bassi? Quando siamo alti? Questa è esattamente la domanda cui tentano di rispondere le tecniche di trading, intese come distinte dal comportamento del bue.
La strategia del Broker
Il broker, è genericamente quel personaggio che in qualche modo sta sempre attaccato al monitor mentre le riunioni di Borsa sono in corso, e da ordini di acquisto e vendita in continuazione (qualche assiduo frequentatore di Borsini è di questo tipo), ha normalmente una strategia piuttosto ben definita, la cui caratteristica saliente è comunque quella, come si dice, di vendere troppo presto (selling too soon).
Il comandamento di questo tipo di approccio lo troviamo anche nella mitologia borsistica italiana; è il vecchio <<vendi, incassa, e pentiti>> (beninteso. <<pentiti di non aver aspettato ancora un po’ a vendere, perché il titolo sta andando su>>). Un broker, Rod Fadem, ha codificato le regole di questa strategia, dandole in questo modo anche una sua maggiore dignità. Ecco il sunto di queste regole, in parte adattate alla Borsa italiana:
- Se hai comprato giovedì e le ragioni per le quali hai comprato dimostrano di essere false il venerdì, vendi. Esempi delle sorprese che ti dicono che hai sbagliato. annuncio di utili più bassi del previsto, manager dell’azienda che vendono pesantemente le azioni di loro proprietà personale, magazzini che aumentano rapidamente ecc.
- Quando hai tenuto un titolo perché stava salendo con sicurezza, e di colpo si impenna, vendi. Probabilmente tutte le buone notizie sono già comprese nel prezzo.
- Quando le tue azioni di colpo cominciano a salire su grossi volumi, stai attento alle notizie. Appena si sa qualcosa vendi immediatamente: il prezzo ne ha già tenuto conto.
- Quando non riesci a trovare del valore nel mercato a causa degli alti P/E e dei bassi rendimenti in termini di dividendi, è come accadde nell’estate del 1987 (nell’ottobre, si ricorderà, ci fu uno dei grandi crolli borsistici della storia), vendi almeno parte delle tue azioni.
- Attento a indebitarti per comperare azioni in un mercato toro; al contrario: approfitta del raggiungimento di nuovi massimi per prenderti qualche profitto e pagare i tuoi debiti; al primo scrollone le tue azioni perderanno di valore, ma i tuoi debiti no.
- Quando sei coinvolto in un disastro (ad esempio, hai notizie certe che l’azienda è sull’orlo della bancarotta), vendi al mattino in apertura e al meglio, (cioè al prezzo che qualche compratore in quel momento è disposto a darti); non startene lì a sperare in una piccola ripresa; qualche volta, è vero , il primo prezzo segnato al mattino è realmente il punto più basso, ma questo è un rischio che si può correre per non perdere tutto.
- Se possiedi azioni di una buona azienda in una industria (intesa come complesso di aziende: l’acciaio, l’automobile, la chimica ecc.) che ha dei problemi, la tua azione al massimo riuscirà a tenere il passo con il mercato. Vendi senza pietà, e investi in un’altra industria.
- Se hai un’azione vincente, il massimo è spesso segnato su un volume di scambi fortissimo (il cosiddetto blow-off). A quel punto l’ultimo orso getta la spugna e chi ha venduto allo scoperto si ricopre affannosamente. Si generoso. dai a quella gente le azioni che desiderano tanto.
- Quando si è verificato un crollo o un mini-crollo, considera seriamente di vendere le tue azioni di bassa qualità, sia che tu ci perda sia che ci guadagni, e muovi i tuoi soldi in azioni di aziende più solide.
- Vendi pure prendendoti la tua perdita se la tua azione rompe il livello minimo dell’anno, anche se non hai avuto nessuna notizia. C’è qualcosa che sta andando storto, ed è meglio uscire prima che si sappia che cos’è.
Molte di queste regole sono assai sagge, e si possono applicare con successo. Sono spesso follia, per chi non ha la possibilità di stare tutta la mattina davanti al monitor, le regole sul vendere rapidamente, non importa a quale prezzo: quelle vanno bene solo se non si ha la minima idea di che cosa si è comperato.
Credo effettivamente che questa sia la discriminante. Se vi comperate un titolo di cui non sapete nulla, applicate la strategia del broker: è la migliore possibile. Ma la migliore strategia possibile è quella di comperare azioni di cui sapete qualcosa!
La strategia dello Scalper
Esiste una categoria molto particolare degli speculatori di Borsa e di vera speculazione si tratta. Difatti lo scalper generalmente segue di continuo i movimenti dei prezzi a breve scadenza (specialmente in intraday), cogliendo solo l’ultimo tratto di crescita prima di una inversione di tendenza. Ottenendo così tanti piccoli guadagni.
Il “trucco” sta nel fatto che un trend si può individuare in maniera definita solo quando è già avviato, lasciando però meno margine di guadagno prima della eventuale inversione. Questo comporta si un guadagno più certo rispetto a chi per esempio scommette su un trend ancora in formazione e quindi non chiaramente distinguibile, ma necessita di una attenzione continua alle variazioni di prezzo.
Lo scalper può effettuare operazioni della durata anche di pochi minuti, e predilige i momenti più “caldi” della giornata borsistica, ovvero l’apertura e la chiusura.
Oltre ad un grande tempismo sono necessari anche degli strumenti avanzati di compravendita in real time. Pensate se negli ultimi minuti di contrattazione della giornata il collegamento ad internet facesse i capricci o il TOL si congestionasse per troppi utenti collegati …
La strategia del Trader
Possiamo definire genericamente trader colui che opera in purezza, fidandosi solo dell’Analisi Tecnica.
Al trader non importa quasi nulla di che cosa sta comperando, crede fermamente che tutto quello che riuscirà a sapere lo saprà sempre troppo tardi e quindi si fida solo delle sue chart, dei suoi oscillatori ecc.
A causa dello stress emotivo che è insito in ogni situazione speculativa, il trader prepara un metodo di operazione, che include un insieme di regole con le quali opera, e al quale aderisce rigidamente, per proteggersi da se stesso. Molto spesso infatti, le emozioni ti fanno fare cose totalmente estranee o contrarie a ciò che ti farebbe fare il tuo programma di trading. E’ solo aderendo ad una formula precostituita che il trader può distaccarsi dalla frenesia delle emozioni, dal vortice dei consigli o dei rumors e resistere allo stress.