Il volume, preceduto da un’appassionata prefazione di Mario Deaglio, costituisce una guida fondamentale per l’investitore che vuole comprendere le dinamiche del mercato dell’oro.
Partendo dalle principali vicende storiche che hanno influenzato nel corso del tempo il prezzo dell’oro, l’autore analizza il contesto generale attuale, descrivendo con estrema attenzione le ragioni che hanno portato il metallo giallo a decuplicare il suo valore nei primi anni Duemila, per poi perdere quasi il 30% nel corso degli ultimi anni.
Il testo contiene poi un’analisi dettagliata relativa alla composizione della domanda e dell’offerta mondiale di oro.
In questo modo il lettore può individuare in modo oggettivo quali sono i fattori che incidono sul suo andamento, sia in un’ottica di breve ma anche di medio termine.
I capitoli finali descrivono i vari strumenti finanziari che possono essere utilizzati dai trader per investire sull’oro (sia fisico che cartaceo), oltre a una spiegazione approfondita sull’importanza dell’oro all’interno di un portafoglio finanziario moderno.
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PREMESSA
L’oro: Fra storia e finanza, un simbolo senza tempo
Nel corso dei secoli l’oro ha rappresentato un costante interesse per l’uomo, affermandosi come simbolo di purezza e valore. Per la sua estrazione e il suo possesso sono stati affrontati rischi enormi e combattute aspre battaglie. Innumerevoli poi sono le storie o le leggende legate proprio al metallo giallo, partendo da quella di Re Mida, sovrano della Frigia, che ottenne in dono da Dioniso di poter tramutare in oro tutto ciò che toccava, per rendersi presto conto di non poter più nutrirsi, in quanto anche il cibo si trasformava in materia aurea.
La storia dell’oro può davvero essere paragonata a questa narrazione della mitologia greca, con un susseguirsi di eventi spesso fra loro contrastanti, portatori di ricchezza e benessere, ma anche, al medesimo tempo, di tradimenti, guerre o di eventi lesivi per il patrimonio ambientale o per l’uomo. Lo testimonia il fatto che per la sua estrazione, fin dall’antichità, vennero impiegati eserciti di schiavi, spesso costretti a lavorare con turni massacranti e in condizioni disumane.
Anche durante i secoli della civiltà romana non mancarono conflitti per la gestione e lo sfruttamento delle miniere auree, sia in Italia che negli stati dell’impero. Già all’epoca il possesso di ingenti risorse auree risultava fondamentale per il finanziamento di campagne belliche e opere pubbliche.
La scarsità di metallo prezioso in Occidente, durante l’alto Medioevo, portò l’Europa a interromperne l’uso per la monetazione, finché le fiorenti città italiane non ne ripresero l’utilizzo nel XII-XIII secolo.
Il minerale proveniente dall’Africa e dall’Asia e, in seguito alle scoperte di Colombo, anche dal “Nuovo Mondo” portò allo sviluppo dell’usanza di impreziosire i banchetti con decorazioni d’oro e d’argento. Nelle sfarzose mense della Firenze rinascimentale l’oro non rappresentava soltanto un qualcosa di sacro, ma era spesso un ingrediente utilizzato per decorare e illuminare le tavole dei nobili.
La monetazione europea era, all’epoca, basata sul bimetallismo, con l’argento cardine del sistema. Tuttavia il ruolo del metallo giallo con il passare dei secoli si consolidava. In epoca medioevale e rinascimentale le monete avevano un determinato valore in base alla quantità di oro che contenevano. All’inizio del XVIII secolo l’Inghilterra, la cui Zecca era guidata da Isaac Newton, si pose ufficiosamente in un regime monetario di Gold Standard, poi ufficializzato un secolo più tardi, al termine delle Guerre Napoleoniche. La cartamoneta stampata dalla Banca Centrale era completamente convertibile in oro. Ancora una volta il metallo prezioso era il centro del sistema monetario.
Fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta si giunse finalmente all’apertura del libero mercato aureo. A partire da tale periodo vennero creati i primi strumenti di investimento “derivati” legati all’oro, destinati a moltiplicarsi qualche decennio più tardi con l’avvento del trading telematico. La tecnologia di Internet consentiva anche ai singoli investitori, con pochi click, di negoziarlo direttamente dal proprio computer, puntando sul rialzo o sulla discesa delle quotazioni. Si era pertanto creata la distinzione fra oro fisico e oro finanziario, quest’ultimo divenuto il centro di gran parte delle transazioni attuali e il termometro delle emozioni della finanza.
Anche nel terzo millennio l’oro è riuscito a mantenere il suo ruolo di bene rifugio. Una nuova “corsa all’oro” incominciò all’inizio degli anni Duemila, protraendosi per un decennio.
Sulla scia delle crisi finanziarie internazionali, e della crescente domanda globale, l’oro nei primi undici anni del nuovo millennio decuplicò il suo valore: passando da una quotazione di poco superiore ai 200 $/oncia fino a un massimo di circa 1.920 dollari nell’estate 2011. Una complessa serie di fattori, fra cui in primis la speculazione, hanno provocato una discesa dei prezzi nel biennio successivo, con le quotazioni che hanno concluso il 2013 a 1.201,50 S/oncia, per poi risalire verso quota 1.300 nel primo semestre dell’anno seguente.
In tutto questo susseguirsi di vicende storiche e politiche Londra è riuscita a mantenere il suo storico primato come principale centro mondiale per la negoziazione del metallo, una situazione che risale alla fine del XVII secolo. La quotazione pomeridiana del London Gold Fixing rappresenta tuttora il ruolo di benchmark per il mercato internazionale dei derivati, aventi come sottostante l’oro.
Analizzare l’oro in chiave moderna non può pertanto prescindere dalla conoscenza della sua storia e delle tradizioni che hanno portato popoli e nazioni a un legame indissolubile con il metallo giallo.